Zuane Campagna Publico Concubino

Questa è una storia vera, tanto vera che molte pagine di questo racconto teatrale sono tratte da autentici documenti d’archivio, scovati, decifrati e tradotti dal latino, anzi dal latinorum del tardo Cinquecento. All’inizio c’è dunque un manoscritto ritrovato, come nelle migliori storie. Ma andiamo con ordine.

Nel 1579, anno in cui si svolge questa storia di paese, il Concilio di Trento è terminato da poco più di 15 anni. La Chiesa romana si impone più forte, la minaccia della scomunica è, se possibile, ancora più minacciosa, il potere della Chiesa entra nelle case, spia e controlla le vite private di sacerdoti, nobili, contadini. In particolare, come recita il più diffuso manuale per confessori del tempo, pubblicato a Venezia nel 1575, «Nostro Signore ci vieta ogni copula carnale, fuori del legittimo matrimonio. Et per questo ogni tale copula carnale è peccato mortale». La lotta al concubinato, assai diffuso e tollerato tra chierici e laici nei decenni precedenti, è aperta.

Nell’aprile di quello stesso anno, al palazzo vescovile di Treviso giunge una lettera anonima, indirizzata al vescovo Francesco Corner. Con appassionata veemenza si denuncia che nelle campagne del Sandonatese, nel paese che noi chiameremo dell’Invenzione, un prete, don Domenico Torta, si comporta in maniera indegna della sua missione. Don Domenico, però, non è il solo. Anche il suo cappellano, Francesco Cologna, è accusato di condotta “vituperosa”. Si dovrà indagare in loco, far parlare i massari della parrocchia e cacciare “el diabolo suadente” del concubinato (o peggio) “sotto pena di excommunicatione”. Dalle presunte malefatte di don Torta e del suo cappellano l’indagine scivola su un tal Zuane Campagna e sui suoi legami con una massara di nome Felippa. La piccola comunità è interrogata e si interroga sulla vita privata di preti e compaesani, in un clima di maliziosa caccia al concubino.

Gli allievi del laboratorio teatrale del “Galilei” di San Donà di Piave hanno ricostruito – parte nel dialetto arcaico della Piave e parte nel latinorum del diritto canonico – la storia di questi personaggi, immaginando un racconto che restituisce un affresco della vita del secolo XVI, quando religione e vita erano inseparabili e quando una scomunica vescovile poteva rendere la vita un inferno.

Stefania Fiocchi

Personaggi   Interpreti
NARRATORE 1   Vanessa Moro
NARRATORE 2   Alexandra Dumitrache
USCIERE   Alberto Giulio Fasolato
VICARIO EPISCOPALE   Jacopo Bisiol
CANCELLIERE 1   Maria Cristina Zambon
NUNZIO FILIPPO   Ludovica Rorato
PRIMA DONNA   Maria Vittoria Miotto
SECONDA DONNA   Giada Barutti
ANDREA CAMPARDO, massaro della chiesa   Elena Miotto
BENEDETTO DONÀ, primo massaro della Luminaria   Silvia Tolfo
MOGLIE DI BENETTO TIOZZO   Paula Linga
MOGLIE DI LORENZO FURLAN   Sofia Brisotto
BARTOLOMEO MORETTO,
massaro della scuola di San Matteo
  Stefano Callovi
CIPRIANO CALLEGARO,
massaro della scuola si San Matteo
  Alvise Rossi
LORENZO FURLAN,
massaro della scuola del Santissimo
  Giorgia Busato
BENEDETTO TIOZZO,
secondo massaro della Luminaria
  Carlotta Jacono
ZUANE CAMPAGNA   Giada Barutti
FRANCESCO COLOGNA, cappellano   Paula Linga
LUCREZIA, amante del cappellano   Maria Vittoria Miotto
FELIPPA, concubina di Zuane   Carlotta Jacono
PROCURATORE FISCALE   Matilde Rampon
BERNARDINO MAZZON, araldo pubblico   Marco Canzian
CANCELLIERE 2   Chiara Mazzuccato
NUNZIO MARCANTONIO TREVISAN   Rachele Biondi
DON ALESSANDRO MILANI, preposto di Curia.   Sofia Brisotto
Un’acquasantiera…   Stefano Callovi
Un crocifisso…   Alberto Giulio Fasolato

Progetto teatrale a cura di Stefania Fiocchi
Per le scenografie  si ringrazia il prof. Giorgio Ortenzi

 

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